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La storia del Judo

"Lo chiamai "Judo Kodokan". Quello che insegno non é solo "Jutsu" ("arte" o "pratica").

 Certamente é anche "Jutsu", ma é su "Do" ("via o "principio") che vorrei insistere particolarmente.

 

 [...]

 

 Io volevo dimostrare che quanto insegnavo non era una pratica pericolosa e che non poteva nuocere a  nessuno,e che questo non era il Jujitsu che alcuni insegnavano,

 ma il Judo, una cosa totalmente differente."

                                                                       

 Jigoro Kano, 1898

Jigoro kano e la nascita del Judo

Quando si parla di Judo non si può non parlare del suo fondatore, Jigoro Kano.

 

Jigoro Kano nacque nell’ottobre del 1860 a Mikage, presso Kobe, nel dipartimento Hyogo, terzo figlio di Jrosaku Mareshiba Kano, di pendente militare del governo, in una famiglia di fabbricanti di Sake (distillato di riso moderatamente alcolico, caratteristico giapponese).

Il ragazzo era gracile di costituzione ma di grande intelligenza. Veniva soprannominato Nobe No Sake dal nome di un antico e glorioso samurai di piccola taglia.

La sua famiglia vantava amicizie di prim’ordine nelle gerarchie governative o militari. Nella situazione del Giappone a quel tempo si può dire che Jigoro Kano provenisse da una condizione sociale tra le migliori, pur non vantando particolari titoli nobiliari che, d’altro canto, non avevano grande valore in quell’epoca rivoluzionaria.

Praticare il ju jutsu era cosa inconcepibile per un giovane di buona famiglia tanto per l’ambiente quanto per la distrazione in cui poteva incorrere in un momento in cui era essenziale concentrare ogni sforzo verso le conoscenze tecnologiche offerte dalla civiltà occidentale.

A 17 anni (10 Meiji), entrando alla facoltà di lettere dell’università di Tokyo (oggi università di Meiji) poté iscriversi come allievo presso Hachinosuke Fukuda di Tenshin-Syn ‘Yo Ryu, per la raccomandazione del massaggiatore Teinosuke Yagi.

A quel tempo aveva già cominciato da solo a studiare alcuni movimenti di ju jutsu sul pavimento coperto di tatami (materassine per la pratica judoistica) della sua stanzetta di studente, servendosi all’occorrenza di un giovane servitore particolarmente intelligente che un amico del padre aveva scoperto sulle montagne di Amagi nella regione di Izu.

Quest’uomo doveva accompagnare Kano dalle prime esperienze fino alla morte, vivendo in pieno l’esaltante avventura del judo. Si chiamava Tsunejiro Yamada, meglio conosciuto come Tsunejiro Tomita.

Soprattutto all’università Kano era tormentato dai compagni che provenendo in gran parte da famiglie nobili e ricche della campagna, disprezzavano l’eccesso di cultura su modelli occidentali e mantenevano, con la complicità di alcuni professori molte tradizioni rudi e guerriere dell’epoca appena conclusa.

Molti altri giovani praticavano gli sport di importazione americana ed inglese come il canottaggio, il criket, il baseball, il pattinaggio. Kano si distingueva nel base-ball nei giochi di carte, negli scacchi giapponesi e nel “Go”.

Per quanto riguarda gli studi era ben nota la sua perfetta padronanza dell’inglese ed il suo amore per la filosofia cinese ed indiana.

Si narra che il vecchio maestro Fukuda non facesse molti complimenti nell’insegnare il ju jitsu e che tale scuola fu molto formativa per il nostro giovane studente.

A quei tempi si fa risalire la prima esecuzione di Kata Guruma da parte di Kano su tale Kenkichi Fukushima, uno studente più anziano di Kano, del peso di 90 kg (Kano era sui 50 kg ) che fungeva da aiuto maestro nel dojo. Per applicare questa nuova tecnica su Fukushima, Kano si basò su una proiezione di ju jutsu chiamata “kino katsugi” che si eseguiva con un ginocchio al suolo.

Quando si dice che un maestro ha inventato una nuova tecnica (come si dirà di Kano per Harai Goshi, di Isogai per Hane Goshi, di Mifune per O Guruma) bisogna intendere che questi ha scoperto o inventato un movimento senza averlo conosciuto prima, nel tentativo di risolvere un problema tecnico di una certa difficoltà, magari con una forma di esecuzione molto personale, giacchè nella secolare esperienza globale del jujitsu, ogni possibilità di attaccare l’avversario è per grandi linee tecniche, già sperimentata.

Nelle vecchie scuole si praticava solo Kata, e non il Randori.

 


DA JU JUTSU A JUDO

Dal punto di vista tecnico formativo Jigoro Kano cominciò a studiare le tecniche dello Atemi Waza e del Katame Waza della scuola Tenshin Shin Yo con i maestri (sensei) Hachinosuke Fukuda, poi con Masamoto Iso.

Successivamente si dedicò alle tecniche del Nage Waza della scuola di Kito del maestro Tsunetoshi Jikubo già generale dello shogun esperto di tecniche di proiezione e di kata.
L’incontro si rivelerà poi fondamentale per la creazione del nuovo metodo chiamato judo.

Si racconta inoltre che in quel periodo Kano studiasse anche il Sumo, la boxe, la ginnastica e la lotta occidentale, e facesse ricerche sui Densho (i libri segreti delle due scuole avuti in eredità dai sopra citati vecchi maestri) per scoprire nuovi elementi o movimenti applicabili ai combattimenti di Ju Jutsu /Judo, adottando tutte quelle tecniche che si conformavano ai principi scientifici.
Il risultato fu un sistema inteso a soddisfare le richieste della società di quel tempo.


Il “Randori”(combattimento di palestra, libero comporre con il quale il judoka dà via libera alla sua creatività) e il “Kata” (la forma, il modello delle tecniche), così come sono praticati oggi, nacquero durante questo periodo e furono oggetto di studio, discussioni e dibattiti, fino a diventare una forma di esercizio fisico educativo.

Il vecchio Ju-Jutsu non era altro che un insieme di arti di difesa militari, e mentre le tecniche del Judo potevano dirsi le stesse, però in sostanza, diceva Kano, il DO (Via) ne faceva qualcosa di fondamentalmente diverso.
Così, in ultima analisi, la tecnica del judo era incidentale: esso era piuttosto un metodo per trovare la “Via”.
Fu per rendere ben chiaro il concetto che differenziava il vecchio nome dal nuovo, che indusse Jigoro Kano a chiamare il nuovo metodo “Judo”.

"Il Judo è uno sport altamente educativo, formativo e socializzante. Responsabilizza e insegna al rispetto reciproco e permette di acquisire delle ottime capacità di attacco e difesa sia in piedi che a terra"

La parola allo stesso Jigoro Kano:


“Perché lo chiamai Judo invece che Ju Jutsu?

Perché ciò che io insegno non è soltanto Ju tsu (arte o pratica). Beninteso io insegno ju tsu, ma è soprattutto sul “do” (Via o Principio) che vorrei insistere.
Al giorno d’oggi è uso comune dire Judo per intendere Ju Ju Tsu, ma prima che incominciassi a insegnare il mio Judo questa parola veniva usata da una sola scuola, la Jikishin Ryu, mentre le altre la usavano solo molto raramente.
Scelsi questo vocabolo per distinguere le mie scuole dalle altre scuole in auge a quel tempo.

La ragione per cui non potevo adottare un nome completamente nuovo è che il Judo Kodokan che insegno ha effettivamente delle visioni più vaste e tecnicamente più complete del vecchio ju jutsu, per cui avrei potuto benissimo scegliere un nome nuovo per battezzarlo, ma dopo tutto è generalmente basato su quanto avevo appreso dai miei Maestri e non avrei potuto, per rispetto a loro, scegliere un nome interamente nuovo.

Questo non era del ju jutsu come era spesso insegnato a quel tempo, era del judo, una cosa totalmente differente.

 


IL KODOKAN JUDO

Allo scopo di approfondire lo studio delle tecniche del suo Judo, e permetterne la divulgazione, il giovane Jigoro Kano, nel 1882, a soli 22 anni, diede vita a un Dojo (palestra o sala di pratica) tutto suo.

Tenendo il concetto della”Via” del Judo come la cosa più importante, e intuendo che il Dojo sarebbe stato un mezzo per insegnare la “Via” egli chiamò il suo Dojo “KO-DO-KAN” in cui KO significa studio, lettura, esercizio DO significa via KAN significa sede,luogo.


Così il suo sistema diventò noto come KODOKAN JUDO e fu un dojo di appena dodici stuoie (tatami) e soli 9 allievi, ospitato in una sala del piccolo tempio Shintoista Eisho nel quartiere Shitaya di Tokyo.
Così sullo sfondo dello storico periodo Meiji ebbe inizio il metodo di lotta giapponese denominato KODOKAN JUDO.

L’attuale judo, deve la sua esistenza alla fede, alla perseveranza e agli eroici sforzi del giovane Jigoro Kano, appena ventitreenne, ed alla attiva e paziente collaborazione dei suoi primi nove allievi. Per concludere il Judo di Jigoro Kano è molto diverso dai vecchi sistemi di autodifesa.


Il Kodokan Judo ha tre ampi obiettivi:
    - educazione fisica
    - abilità nella lotta
    - esercizio mentale

Il Judo, pur essendo un’arte da combattimento, è uno sport e una forma di esercizio mentale basato sui principi scientifici; una “via” di umano sviluppo che può essere compreso da gente di tutto il mondo. Tutto questo è espresso nelle seguenti parole che furono il testamento di Jigoro, Kano:

                                         “Il Judo è un mezzo per usare efficacemente l’energia mentale e fisica"


Questo esercizio significa migliorare se stesso fisicamente e spiritualmente attraverso la pratica di tecniche di autodifesa e imparando con l’esperienza l’essenza della VIA.

Questo dunque è l’obiettivo ultimo del Judo:

perfezionare se stessi per essere di qualche utilità nel mondo che ci circonda.


E l’arte marziale si può definire come è un’arte guerriera con alla base un principio filosofico, etico, di vita spirituale.


Jigoro Kano con il judo ha aggiunto un principio educativo.

 

 

L'EDUCATORE - JIGORO KANO

La casa di Kano somigliava sempre più ad un pensionato studentesco. Vi erano i giovani di nobili famiglie di campagna che dimoravano presso di lui per portare a termine gli studi classici; altri di estrazione popolare che desideravano imparare la professione di maestri di ju jutsu; infine vi erano cittadini che venivano al dojo richiamati dalla fama di Kano, per imparare il judo.

Nel 1886 venne bandito un grande concorso per l’appalto dell’insegnamento alla Polizia.
Il regolamento di questa gara non ci è stato trasmesso. Sappiamo solo che il Kodokan si aggiudicò l’importante posto di insegnamento, battendo a squadre di 15 concorrenti la rappresentativa di Tozuka- Ryu con 13 vittorie e 2 pareggi. Questa vittoria segna l’entrata del Kodokan nell’olimpo del ju jutsu e per Jigoro Kano il pieno riconoscimento della bontà del suo metodo.

Nel 1888 Kano fu invitato ad una dimostrazione del suo metodo all’Accademia Militare che aveva sede a Kyoto e si chiamava Butokukai. Questa importante istituzione si andava organizzando in quel periodo, ma raccoglieva le tradizioni delle scuole militari del periodo Tokugawa. Era posta sotto l’alto patronato del principe Fushimi, membro della famiglia reale e sotto la direzione del barone Oura.

Aveva a quel tempo delle sezioni di ken-jutsu, di ju-jutsu, di kyu-jutsu (arco) e di canottaggio e doveva svilupparsi fino ad avere, prima dell’ultima guerra, due milioni di iscritti e sezioni e succursali in ogni piccola e grande città del Giappone e delle sue colonie. In tale sede la dimostrazione di Kano conquistò favorevolmente i vecchi samurai e gli esperti del ju jutsu convenuti, che gli chiesero un valido istruttore per trasformare la sezione del ju jutsu in una sezione di Judo. Con la collaborazione di quei vecchi maestri Kano stese un piano di insegnamento tecnico e mise a punto il Randori- no- Kata (Nage-No- Kata e Katame- No –Kata) che solo l’anno successivo, 22° Meiji, venne introdotto al Kodo-Kan.
Nel 1889 si inaugurò la sezione e luogo di judo dell’organizzazione Butokukai. Nella fantastica sede del Butoku-den, che occupava la metà di un parco nel recinto di un tempio, essa doveva prendere il nome di Buto Semmon Gakko (scuola speciale per professori Bu- Sen) e dare vita a grandissimi maestri.

Nel 1895 Jigoro Kano consultò i suoi migliori collaboratori per la stesura del Go Kyo No Kaisestu, che doveva risultare il documento fondamentale del Nage- Waza ( tecniche di proiezione) del Kodokan.

Nel 1921 venne riformato il Go Kyo e nel 1922 fu fondata la società culturale del Kodokan. Vennero lanciate le massime: Jita- Kioei (amicizia e mutua prosperità), e Seiryokuzin’yo (il miglior uso dell’energia). Il Kodokan, pur essendo in continua evoluzione era ormai completo nei suoi massimi principi.

Jigoro Kano si spegneva a bordo della nave Hikawamaru il 5 maggio 1938, di ritorno dal Cairo, dove aveva partecipato ad una riunione del C.I.O. in preparazione dei giochi olimpici del 1940 che la guerra doveva impedire.
Lasciava sei figli: tre maschi e tre femmine.


Il suo grande desiderio dell’ammissione del judo ai giochi olimpici avvenne per la prima volta nel 1964 a Tokyo.


    - l’avvenimento del primo campionato del mondo nel 1956
    - l’ammissione sperimentale del judo alle olimpiadi del 1964 a Tokyo
    - l’ammissione definitiva del judo alle olimpiadi di Monaco nel 1972.

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